- Editoriale di Giovanni De Luca
Diventa tutto più difficile, mentre gli sbarchi illegali aumentano e le Ong dovrebbero entrare nel sistema di soccorso nazionale. Anche queste vengono burocratizzate per escludere alla radice, ogni sospetto di scarsa trasparenza organizzativa ed operativa, nonché rendere pubbliche le proprie fonti di finanziamento e collaborare con le autorità italiane.
E’ tutto un fallimento. Il conto degli sbarchi nel 2017 è giunto a quota 45.746, il 42% in più rispetto allo scorso anno e sale il conto dei morti: per l’Oim sono 1.316 ed il ministro degli Esteri Angelino Alfano difende l’operato dell’Italia: «se avessimo lasciato affogare i migranti ci saremmo ricoperti di un lenzuolo di vergogna» dice. Non vi esimete.
Accordi economici e politici sbagliati.
La crescita del numero di profughi o migranti economici (spesso difficili da distinguere), dei richiedenti asilo che attraversano il Mediterraneo è un vortice, durante l’incontro europeo di La Valletta del novembre 2015 si era parlato di un possibile “trust fund” di 1,8 miliardi di euro a favore dei paesi africani. Successivamente, nel vertice economico di Davos del gennaio 2016, il tema era stato riproposto sia da Frans Timmermans (vicepresidente della Commissione europea), sia da Wolfgang Schäuble ministro delle Finanze tedesco: quest’ultimo aveva evocato il termine di “piano Marshall per l’Africa”. Qui si parla, di là si muore.
Ci sono trent’anni di colpevoli ritardi sulle spalle del vecchio continente, sordo e preconcetto verso le nostre tesi, contro la nostra politica che era e rimane l’unico baluardo ricco di contenuti sul piano della cooperazione internazionale. Dal 1985 con il primo “Live Aid”, sono oltre mille i miliardi di dollari elargiti. Politiche errate a partire dagli anni Cinquanta. Ancora oggi la situazione è rovinosa e secondo l’economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, di quel tipo di aiuto assistenziali che costringe l’Africa a una perenne adolescenza economica, nella pestilenza della corruzione e nel peculato con massicce iniezioni di credito nelle vene di paesi privi di una governance solida e trasparente.
Invece bisogna sviluppare partnership efficienti con molti Paesi della zona subsahariana, investire sulla formazione delle risorse umane, e scientifiche, negli scambi culturali e nell’emigrazione “di ritorno” da qui verso l’Africa, “perché lo straniero é uno sradicato che non dimenticherà mai le sue radici”.
Poi c’è tutta una politica che continuiamo a denunciare da decenni in linea con le nostre tesi “rautiane”. Riguarda la cancellazione del debito di quei popoli resi da esso ancora più schiavi. Popoli ridotti alla fame ed alle macerie da guerre civili architettate a tavolino dai mercanti delle armi, cifre da capogiro che non potranno mai essere restituite e che servono solo a creare il circolo vizioso del liberal-capitalismo, perché non ci sono solo le catene fisiche, ci sono soprattutto quelle finanziarie e l’occidente, sa bene come fare.