Con il blocco delle ONG colpo di grazia anche agli aiuti umanitari. Occidente smettila.

  • Editoriale di Giovanni De Luca
C’è qualcosa di squallido e di inaccettabile -più della demagogia della quale la sinistra da sempre é portatrice in materia di immigrazione – che consiste nell’ignoranza, nella improvvisazione e nell’approccio al problema che riguarda il terzo e quarto mondo.  In piena globalizzazione, “rotti” gli argini nazionali, bombardate frontiere e capi di Stato di confine, fatte crollare le dighe che contenevano il fiume in piena di genti che spingevano verso l’occidente, oggi piu che mai, questo esodo epocale impone una chiave di lettura seria e responsabile.  Impone una politica internazionale di vasta portata della quale, in tutta evidenza, non se ne vede traccia. 
Ed invece l’indicazione dei senatori e del Governo italiano all’Europa consiste in una relazione affinché in nessun modo, possa ritenersi consentito dal diritto interno ed internazionale, la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati.  Al blocco delle navi delle organizzazioni  che nel 2017 hanno recuperato oltre 12mila migranti ( il 35% del totale  devono muoversi coordinate dalla Guardia Costiera ed essere certificate), nel documento approvato all’unanimità concernente le linee guida della commissione Difesa del Senato – giusto  per testimoniare la totale inefficienza trasversale –  vi è anche il blocco dei flussi monetari che non devono superare i 9000 euro mensili. 
Tutto questo è assurdo perché mette in ginocchio le operazioni di investimento in ospedali e strutture di prima necessità, blocca la costruzione dei pozzi, delle strade, delle infrastrutture e di tutte quelle azioni primarie utili a salvare milioni di vite umane da infezioni e malattie che in Italia erano state debellare all’inizio del secolo scorso.  Li’ dove le giovani donne muoiono ancora di parto, i bambini di glaucoma infantile quando si superano la fame e la sete. Uno sterminio. Eppure tutto questo non avviene nell’inconsapevolezza di provvedimenti inutili, le grandi associazioni umanitarie che da decenni sostituiscono proprio le negligenze, deficienze ed il malaffare degli Stati, hanno informato i governi e l’Onu di quello che sta accadendo.
Eccolo, un’altro dei volti di quella che chiamiamo immigrazione indotta. Perché si costringono anche in questo modo milioni di uomini e di donne a fuggire, mentre centinaia e centinaia di bambini vengono abbandonati nella migliore delle ipotesi negli orfanotrofi i fortunati o vengono venduti al mercato nero del traffico degli organi.
Una vergogna che avviene nel silenzio della grande stampa internazionale e delle massime Istituzioni religiose. Che sanno.

Diventa tutto più difficile, mentre gli sbarchi illegali aumentano e le Ong dovrebbero  entrare nel sistema di soccorso nazionale. Anche queste vengono burocratizzate per escludere alla radice, ogni sospetto di scarsa trasparenza organizzativa ed operativa, nonché rendere pubbliche le proprie fonti di finanziamento e collaborare con le autorità italiane.

E’ tutto un fallimento. Il conto degli sbarchi nel 2017 è giunto a quota 45.746, il 42% in più rispetto allo scorso anno e sale il conto dei morti: per l’Oim sono 1.316 ed il ministro degli Esteri Angelino Alfano difende l’operato dell’Italia: «se avessimo lasciato affogare i migranti ci saremmo ricoperti di un lenzuolo di vergogna» dice. Non vi esimete. 

Accordi economici e politici sbagliati.

La crescita del numero di profughi o migranti economici (spesso difficili da distinguere), dei richiedenti asilo  che attraversano il Mediterraneo è un vortice, durante l’incontro europeo di La Valletta del novembre 2015 si era parlato di un possibile “trust fund” di 1,8 miliardi di euro a favore dei paesi africani. Successivamente, nel vertice economico di Davos del gennaio 2016, il tema era stato riproposto sia da Frans Timmermans (vicepresidente della Commissione europea), sia da Wolfgang Schäuble ministro delle Finanze tedesco: quest’ultimo aveva evocato il termine di “piano Marshall per l’Africa”. Qui si parla,  di là si muore.

Ci sono trent’anni di colpevoli ritardi sulle spalle del vecchio continente, sordo e preconcetto verso le nostre tesi, contro la nostra politica che era e rimane l’unico baluardo ricco di contenuti sul piano della cooperazione internazionale. Dal 1985 con il primo “Live Aid”, sono oltre mille i miliardi di dollari elargiti. Politiche errate a partire dagli anni Cinquanta.  Ancora oggi la situazione è rovinosa  e secondo l’economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, di quel tipo di aiuto assistenziali che costringe l’Africa a una perenne adolescenza economica, nella pestilenza della corruzione e nel peculato con massicce iniezioni di credito nelle vene di paesi privi di una governance solida e trasparente.

Invece bisogna sviluppare partnership efficienti con molti Paesi della zona subsahariana, investire sulla formazione delle risorse umane, e scientifiche, negli scambi culturali e nell’emigrazione “di ritorno” da qui verso l’Africa, “perché lo straniero é uno sradicato che non dimenticherà mai le sue radici”.

Poi c’è tutta una politica che continuiamo a denunciare da decenni in linea con le nostre tesi “rautiane”. Riguarda la cancellazione del debito di quei popoli resi da esso ancora più schiavi.  Popoli ridotti alla fame ed alle macerie da guerre civili architettate a tavolino dai mercanti delle armi, cifre da capogiro che non potranno mai essere restituite e che servono solo a creare il circolo vizioso del liberal-capitalismo, perché non ci sono solo le catene fisiche, ci sono soprattutto quelle finanziarie e l’occidente, sa bene come fare.

 

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